Ieri Fiva ha preso parte al primo incontro indetto dalla Città di Torino con le Associazioni di Categoria per la TARI, la nuova tassa rifiuti che sarà attiva dal 2014. Al fine di offrire una panoramica trasversale alle problematiche delle diverse Categorie, proponiamo il comunicato redatto da Ascom.
(dal sito internet di Ascom Torino)
Avviato nei giorni scorsi il Tavolo Tecnico, previsto sulla base delle intese intercose lo scorso anno, fra il Comune di Torino e le Organizzazioni Imprenditoriali di Categoria sul tema del costo complessivo del servizio e delle tariffe del servizio raccolta rifiuti (ora TARI) per il 2014.
“Il primo problema sul quale tutti si era convenuto già lo scorso anno e da cui siamo puntualmente partiti – fa notare la Presidente Coppa – è costituito dal costo complessivo eccessivo del servizio per la Città che viene riversato nei confronti di famiglie ed imprese, dalla sua crescente insostenibilità, a maggior ragione nell’attuale fase di crisi economica e conseguentemente dalla assoluta necessità di fare consistenti economie esattamente come ogni impresa ed anche molte famiglie hanno dovuto fare in questi anni!”
“Di certo non accetteremo impunemente ulteriori lievitazioni di costi in nome di ‘contratti di servizio vigenti’ bensì ci aspettiamo significative riduzioni degli oneri dal momento che è in ballo la loro sostenibilità per famiglie ed imprese”.
Un secondo grosso problema sollevato è costituito dal riparto generale degli oneri tra famiglie ed imprese.
“E’ indubbio che storicamente in tante realtà – Torino non è esente da questa impostazione – prosegue la Presidente Coppa – la percentuale di ripartizione è stata individuata con logiche che appaiono più ispirate ad attribuire una funzione sociale alle imprese (per alleggerire il carico sulle famiglie) piuttosto che alla quantità di rifiuti prodotta e di esigenza di servizio generata. Una situazione che non appare più sostenibile a fronte dell’attuale crisi economica e della generalizzata caduta dei consumi”.
Del resto è difficilmente comprensibile come alcune decine di migliaia di imprese possano produrre a Torino più rifiuti di oltre 400 mila famiglie (il Comune prevede una ripartizione per il 54% su imprese e 46% su famiglie) tanto più che una parte di essi rientrano tra i così detti rifiuti speciali ed in parte anche i rifiuti speciali assimilati agli urbani che sono assoggettati ad altro ciclo di smaltimento.
Sorge a questo punto il problema della determinazione delle tariffe che a giudizio dell’Ascom debbono sempre di più ispirarsi al concetto del “chi più inquina più deve pagare”, superando la logica presuntiva del c.d. “Metodo Normalizzato”, ed introducendo coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti.
Il Vicepresidente dell’Epat Troccoli, pone l’accento sull’importanza di pervenire “ad unridisegno delle macrocategorie di riferimento in base alla produzione di rifiuti commisurata all’effettiva attività svolta (perché devono avere tariffe profondamente diverse una gelateria o una pizzeria artigiane rispetto ad analoghe attività rientranti tuttavia nel commercio? Così come perché si deve far riferimento solo all’attività prevalente?)”.
Altro tema altrettanto delicato posto dall’Organizzazione è la necessità di porre correttivi che tengano conto dell’effettiva attitudine alla produzione di rifiuti rispetto alla metratura del locali e delle peculiarità delle singole attività che ivi si svolgono, così come l’opportunità introdurre criteri premiali per le aziende virtuose impegnate nella raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto (alleggerendo il carico sulle attività economiche a elevata produzione di rifiuto differenziato) e di quantità (considerando la stagionalità di alcune attività, l’adozione di interventi tecnico organizzativi comportanti un’accertata minor produzione dei rifiuti).
Un tema quanto mai sentito in particolare dalle categorie maggiormente esposte come evidenziano i presidenti degli ambulanti Munari, degli alimentaristi Rosada, e per gli esercizi della somministrazione lo stesso Troccoli che all’unisono confermano che “senza una profonda revisione delle attuali tariffe e norme le nostre imprese non sono più in grado di reggere l’attuale entità di questo onere che, unito agli altri tributi locali, sta sempre più avvicinandosi al costo dell’affitto dei locali”.
Come si vede gli argomenti ed i temi in discussione al tavolo sono molteplici e non mancheranno di generare anche reciproche tensioni.
Per intanto si è convenuto, mentre proseguono i lavori sugli altri temi:
– di assoggettare ad una verifica di congruità, tramite apposita indagine quali quantitativa, l’effettiva incidenza della produzione di rifiuti e dei relativi oneri nei confronti delle macrocategorie che dallo scorso anno sono state interessate al maggiore incremento di tariffa (alimentari, somministrazione ed ambulanti);
– di avviare un percorso di verifica sul costo complessivo del servizio e di possibile contrazione in funzione dell’introduzione di soluzioni di efficientamento organizzativo e gestionale;
– per quanto attiene la corresponsione degli oneri Tari 2014, procedere, in attesa della definizione delle tariffe vere e proprie (operazione che non potrà probabilmente avvenire prima di settembre/ottobre):
– all’assoggettamento delle imprese al versamento di n. 3 acconti pari complessivamente al 70% (per le macrocategorie oggetto di verifica puntuale: pari al 50%) dell’onere della Tares dovuta lo scorso anno (dedotti i 0,30 euro al mq. di contributo ai servizi generali indivisibili) orientativamente da corrispondersi nei mesi di maggio, giugno e luglio, secondo le scadenze che il Consiglio Comunale provvederà a definire puntualmente;
– alla previsione di un saldo per la parte residuale tra acconti versati ed importo dovuto da corrispondersi in due rate da versarsi entro la fine dell’anno.
Per ulteriori informazioni vedi il testo integrale delle osservazioni tecniche formulate dall’Ascom al tavolo tecnico.