Proponiamo l’articolo de La Repubblica in merito all’incontro in Ascom con il Vescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, a cui ha preso parte anche Fiva.

 

 

Ascom e arcivescovo alleati: “In gioco valori non solo religiosi, ma umani e sociali”

di GABRIELE GUCCIONE
Natale, Santo Stefano e Capodanno sono alle porte e i negozi si stanno preparando alla lunga maratona dello shopping festivo. Feste «da santificare». Ma anche «da consumare», non da ieri e nemmeno dall’altro ieri. L’avvicinarsi del periodo clou delle compere no stop ha dato all’arcivescovo Cesare Nosiglia l’occasione per tornare su un tema a lui caro, quello delle aperture festive e domenicali dei negozi. «La domenica ha una ricchezza di valori, non solo religiosi ma anche umani, sociali e familiari», ha ammonito monsignor Nosiglia, di fronte ad una platea qualificata, quella del direttivo dell’Ascom Confcommercio, al quale ha fatto visita ieri mattina. Ecco perché sulle aperture festive «servirebbe una certa disciplina. E sarebbe importate — ha aggiunto — avere delle regole sugli orari e su dei turni a rotazione».
Egli stesso riconosce che in prossimità delle festività natalizie, «soprattutto nella zona turistica», sia difficile chiudere del tutto i negozi durante le domeniche di novembre e dicembre. Quella dell’arcivescovo è in sostanza una proposta di mediazione, sollecitata dalla stessa presidente dell’Ascom, Maria Luisa Coppa. La quale ha sollevato il problema durante l’incontro di ieri: «È passata l’idea che per essere accoglienti si debba tenere aperti sabato e domenica, notte e giorno, perché nel resto d’Europa è così — ha commentato Coppa — In realtà non è così, in Francia gli ipermercati la domenica chiudono e basta, anche in Costa Azzurra».
La presidente dei commercianti dà un giudizio molto critico alle liberalizzazioni sugli orari volute dal governo Monti: «Fanno gioco soltanto alla grande distribuzione — afferma — E non certo alle piccole imprese, che essendo a conduzione famigliare fanno fatica a rinunciare al giorno di riposo o a chiamare del personale in più per coprire i turni festivi». Cosa, invece, che i grandi centri commerciali fanno abitualmente: impiegare lavoratori che vengono chiamati soltanto la domenica e i festivi. Quello della «proliferazione della grande distribuzione, che di fatto ha ucciso tanti piccoli negozi», è un problema che Nosiglia ha sottolineato. Di recente l’arcivescovo ha visitato Cuorgnè e ha raccontato di essere rimasto colpito dalla desertificazione commerciale. «Un effetto — sostiene Coppa — della recente apertura di un grande ipermercato Coop».

 

10388193 666573573455782 6899619806463797935 n

Far concorrenza ai megastore sugli orari è un’impresa ardua, per questo i piccoli negozianti rivendicano il diritto al giorno di riposo. «È chiaro che nelle zone turistiche non possiamo pensare di tenere tutto chiuso — prosegue Coppa — Ma sarebbe bene prevedere dei turni di riposo, come si fa il lunedì mattina». Le soluzioni si possono cercare. «Altrimenti — ha sottolineato l’arcivescovo Nosiglia — si rischia di penalizzare l’intera categoria e di dare un’idea sbagliata del valore della domenica. Ci sono già ora molteplici feste in cui gli esercizi commerciali derogano alla chiusura domenicale, estendere indiscriminatamente tutto questo significa dare un segnale negativo ai cittadini sul valore di questa giornata». Un valore richiamato anche dalla presidente Coppa: «In un Paese come il nostro — ha fatto notare — sarebbe anche importante rispettare la cultura religiosa».