(Dal sito internet de La Stampa)
«Speriamo di essere davvero una città pilota, un luogo in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo, alla voce consumi, a livello nazionale». Commenta così Paolo Bertolini, presidente di via Roma, il salotto dello shopping, le prime timide percentuali diffuse ieri dall’Ascom: vendite natalizie finalmente con un «più» davanti, per un andamento positivo del commercio «che non si riscontrava da almeno sei Natali a questa parte». È vero, si tratta pur sempre di un sondaggio fatto a caldo, con circa 150 telefonate a dirigenti del settore fatte dall’associazione nelle ultime ore della giornata della vigilia, ma in via Massena non hanno dubbi: «Era dal 2008 che il commercio torinese lottava contro la crisi: certo questi dati non raccontano in modo omogeneo la città – spiegava ieri la presidente Maria Luisa Coppa – perché la periferia soffre sempre di più, ma anche se i conti esatti si tireranno solo a fine dicembre si respira un moderato ottimismo in tutti i settori, dall’alimentare all’abbigliamento, certo con percentuali diverse». E mentre a livello nazionale il Codacons parla di un calo del 5 per cento dei consumi e una spesa tagliata di 8,2 miliardi, a Torino sembra che tiri proprio un’aria diversa, forse perché negli ultimi anni si è lavorato molto su cultura e turismo e la città è certamente più frequentata di un tempo.
Se da un lato il commercio cittadino prova a voltare pagina, come si diceva soprattutto nelle vie più centrali (che sono entrate finalmente nel navigatore dei turisti), dall’altro settori come l’abbigliamento – che comunque sempre secondo l’Ascom registra aumenti fino al 10 per cento – hanno visto cambiare il contenuto dei pacchetti: si comprano più oggetti di modesta entità – accessori come guanti e cappelli – magari rimandando l’acquisto importante come il piumino o il cappotto di una settimana, visto che il 3 gennaio partiranno i saldi. E a proposito di liquidazioni più o meno occulte, gli esperti spiegano che anche prima di Natale ai clienti si è spesso offerto un pre-sconto sino al 50 per cento. E l’eccezione alla regola sembrano essere le boutique dove il prezzo è rimasto inchiodato al cartellino: sette negozi su dieci, infatti, hanno praticato sconti primizia. E pur senza aver fatto alcun sondaggio post-vendita anche la Confesercenti si dice ottimista: «Le prime impressioni confermano i risultati del nostro sondaggio pre-natalizio – spiegava ieri il presidente Stefano Papini – si è ottenuto un buon livello di consumi e di regali nel settore alimentare: gastronomia, carni, vini, dolci. Sono soddisfacenti le vendite dei giocattoli, in linea con lo scorso anno quelli di libri e profumeria; bene iPad e cellulari. Discorso a parte quello dell’abbigliamento che da qualche anno sconta l’imminenza dei saldi: acquisti oculati dunque e di piccolo importo, mentre per i capi importanti si aspetta».
Sempre secondo l’Ascom è stata molto buona la performance del settore «alimentari»: in testa dolci, cioccolato e panettone, soprattutto quello artigianale. Anche i cesti natalizi – nonostante a qualcuno possano sembrare regali «datati» – sono andati molto bene (costo medio 30-35 euro), mentre le vendite dell’abbigliamento specie nelle boutique del centro – contrariamente ad ogni aspettativa – è arrivato a segnare un più 10 per cento. «Spesso si è trattato di una sciarpa, di camicie, maglioncini e cravatte – spiega ancora Coppa – acquisti oculati che però ci sono stati eccome». Anche le oreficerie non hanno registrato un calo, anche se – va detto – nella maggior parte dei casi la spesa non ha superato i 150 euro. E a proposito di scontrini, che sono stati di più rispetto agli anni scorsi, quello medio è oscillato appunto fra i 100 e i 150 euro.
(Emanuela Minucci)