Pubblichiamo l’articolo de La Stampa che riporta notizia della firma del protocollo d’intesa sottoscritto dalle Associazioni maggiormente rappresentative.
Mangiare al mercato un frittino di pesce o una macedonia con frutta appena tagliata. Poter fare la spesa anche al pomeriggio, con orari più comodi rispetto a quelli dell’ufficio. Sono queste le novità che vedremo, tra i banchi sotto casa, nei prossimi mesi. La rivoluzione dei mercati è partita. Per ora, in strada tutto è come prima, ma il progetto per cambiare faccia al commercio ambulante sta prendendo forma.
A caccia di clienti
Le ricerche riportano dati non confortanti: nei 42 mercati torinesi, i clienti sono quasi tutti pensionati o comunque persone con più di 65 anni. Si fa sempre più urgente un ripensamento delle strategie di vendita. Intercettare acquirenti più giovani e con maggiori possibilità di spendere. «Lo possiamo fare solo cambiando gli orari di apertura. Se il cliente sa che il mercato non chiude alla mezza o all’una e mezza, e se trova nel banco vicino al lavoro il vero punto di riferimento per fare la spesa – spiega l’assessore al Commercio, Domenico Mangone – statene certi che tornerà. Sennò frequenterà il supermercato». In quest’ ottica Mangone ha messo a punto un piano di riforma, che è stato approvato dalla Giunta il 20 gennaio e presentato ieri in III Commissione consiliare.
Nove punti per cambiare
Nell’elenco delle cose da fare c’è di tutto. Dalla formazione per commercianti sempre più preparati e gentili, allo sviluppo di tecnologie per la pubblicità via web dei prodotti venduti, alla creazione di iniziative che avvicinino la gente alle aree mercatali. E ancora, promozione turistica di alcuni mercati, fiore all’occhiello europeo, come Porta Palazzo, accorpamento di alcune aree mercatali, oggi progressivamente desertificate.
I nodi centrali
Tre i punti più importanti. Primo: la revisione degli orari di apertura, che andranno dalle 8,30 alle 19, non tutta la settimana, ma solo alcuni giorni. Il permesso di somministrare cibo tra i banchi.La costituzione di un soggetto giuridico, ad esempio un’associazione di mercatali, che gestisca in futuro il pacchetto mercati, ruolo che oggi spetta al Comune. Cinque associazioni di categoria, (Fiva Confcommercio, Confagricoltura, Anva Confesercenti, Cia Torino e Coldiretti) hanno sottoscritto il protocollo presentato dal Comune. Si dicono disposte a discutere, per mettere in atto al più presto le riforme. Il settore sta cambiando alla velocità della luce. Basti pensare che un banco su quattro, oggi, è di proprietà di stranieri (a Porta Palazzo la percentuale sale al 35%): cinesi per l’abbigliamento, marocchini per l’alimentare e rumeni. Ma in città le aziende sono oltre 10 mila, di cui 3670 con posto fisso e 7151 a rotazione nei vari mercati.
Lo spettro che muove al cambiamento è, ovviamente, la concorrenza della grande distribuzione. Ma il Comune avanza altre ipotesi. «Le tasse sono alte, i centri commerciali sottraggono clientela – prosegue Mangone – ma o gli ambulanti modificano la loro mentalità o vanno incontro a ulteriori chiusure».