In vista delle prossime elezioni, è iniziato il giro di “consultazioni” di Rete Imprese Italia con le forze politiche. Ieri a Roma, il Consiglio di Rete Imprese ha incontrato il Vice Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Insieme al presidente di turno di Rete Imprese Italia e presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, hanno partecipato all’incontro i presidenti di Casartigiani, Giacomo Basso, di CNA, Ivan Malavasi, di Confartigianato, Giorgio Merletti, e di Confesercenti, Marco Venturi. Sangalli, nel suo intervento, ha ringrazi atro Letta per l’opportunità di confronto sul documento di analisi e di proposta messo a punto da Rete Imprese Italia e pubblicamente presentato in occasione della giornata nazionale di mobilitazione dello scorso 28 febbraio. “Le nostre ragioni, è questo il titolo che abbiamo voluto dare al documento, sono le ragioni – ha detto Sangalli – di chi davvero ritiene che – come annotavamo fin dall’esordio del nostro manifesto fondativo – “il futuro del Paese è inscindibilmente legato alle piccole e medie imprese ed all’impresa diffusa, chiave di volta della sua competitività, struttura portante dell’economia reale e dei processi di sviluppo territoriale, luogo di integrazione e costruzione delle appartenenze. Dunque, la nostra richiesta è, anzitutto, una richiesta di futuro”. “Muovere da queste ragioni – ha osservato Sangalli – significa riconoscere che l’Italia e l’Europa tutta hanno anzitutto necessità di reagire all’avvitamento nella spirale tra disciplina fiscale ed aggravamento della recessione. Certo, mettere in sicurezza i conti pubblici e rafforzare la fiducia nei confronti dei nostri titoli di Stato era, ed ancora è, necessario. Ma le manovre correttive degli andamenti della nostra finanza pubblica concorrono alla caduta complessiva del Pil, secondo le stime di Banca d’Italia, per circa un punto tanto nel 2012, quanto nel 2013. Dunque, è ora di portare alla ribalta delle decisioni politiche proprio le ragioni della crescita e dell’equità”. E proprio il ruolo della politica, secondo Sangalli, resta determinante: “tanto per la risposta alle emergenze, quanto per la costruzione di un futuro diverso e migliore. E’ una responsabilità preziosa per fare dell’Italia un Paese normale in cui fare impresa non significhi la quotidiana odissea dello scontro con una burocrazia barocca e con i tempi biblici di pagamento delle pubbliche amministrazioni; l’estenuante ricerca di un credito bancario sempre più difficile da ottenere; il far fronte ad una pressione fiscale complessiva, a carico dei contribuenti in regola, del 56 per cento circa”. “Un Paese normale – ha aggiunto il presidente Sangalli – in cui fare impresa significhi, invece, potersi avvalere di una salda tutela della legalità e di una giustizia civile tempestiva, che sono condizioni di certezza del diritto; di infrastrutture e servizi pubblici efficienti; di un costo dell’energia secondo standard europei”. “Le nostre ragioni e le nostre richieste dicono ancora – ha detto Sangalli- della necessità di operare per il migliore collegamento tra la scuola, l’Università ed il mondo del lavoro; per il decollo del nuovo apprendistato e per la qualità dei processi di formazione continua; per la flessibilità governata e contrattata; per il contrasto del lavoro nero e per la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. Per fare così dell’Italia una società più attiva, in cui il lavoro – più lavoro – sia solido fondamento di coesione e sicurezza sociale. Soprattutto, le nostre ragioni sono le ragioni della crescita qualitativa dell’impresa diffusa per via di incrementi di produttività”. “In estrema sintesi – ha concluso Sangalli – è questa la nostra “visione” di quanto occorre per l’Italia. Ne abbiamo voluto fare strumento di confronto con le forze politiche per dire loro delle nostre ansie e delle nostre fatiche, ma anche della nostra fiducia in un’Italia operosa, che è abituata a lavorar duro, ogni giorno ed in ogni mercato, e che mantiene intatta la passione di fare impresa”.