In occasione della prima giornata del Forum di Cernobbio, l’Ufficio Studi Confcommercio ha presentato una ricerca sulla situazione e le prospettive dell’economia italiana. A “spiegare” i numeri della ricerca, è stato il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella: “Abbiamo alle spalle il peggiore anno dell’Italia repubblicana in termini di caduta dei consumi – ha detto Bella –e l’intonazione delle attese di cittadini, lavoratori e imprese, non è certo favorita dall’attuale clima politico. E’ diffusamente riconosciuto che la crisi del paese ha cause lontane, poco affrontate, senz’altro non risolte”. “Il nuovo quadro macroeconomico – ha osservato il direttore – sintetizza la nostra visione prospettica dell’economia italiana. Non siamo ottimisti. Tutte le variabili economiche sono in peggioramento dal 2007. Meno occupazione, produttività stagnante e pressione fiscale particolarmente elevata implicano minori consumi. Pertanto, correggiamo al ribasso le nostre previsioni sul Pil del 2013 (-1,7%); indicavamo -0,8% cinque mesi fa. Rispetto al 2007, picco pre-crisi, la riduzione di prodotto pro capite reale sarebbe, alla fine di quest’anno, pari al 10,7%”. “Gli investimenti, per quanto detto, saranno in flessione né è possibile ipotizzare un ulteriore incremento della propensione al consumo, giunta ormai al 91,3%. Dunque, in presenza di un reddito calante, la flessione dei consumi nel 2013 potrebbe essere di notevole entità: indichiamo un valore di -2,4% contro la precedente previsione di -0,9”. “Del resto – ha proseguito Bella –  una rapida ispezione delle informazioni relative ai primi due mesi di quest’anno, sulla base di attendibili dati di fonte privata, suggerisce che gli acquisti di beni di largo consumo potrebbero essere diminuiti di circa il 4-4,5%. Il nostro ICC, nello scorso mese di gennaio perde quasi un punto percentuale rispetto a dicembre 2012, un calo di inconsueta entità. La fiducia delle famiglie è ai minimi storici, come le immatricolazioni di autovetture a persone fisiche. La fiducia rilevata dall’Istat presso gli imprenditori del commercio è molto inferiore addirittura ai minimi raggiunti nella prima parte del 2009. Le esportazioni, invece, cresceranno moderatamente. Le importazioni si ridurranno. Il contributo del saldo estero è, quindi, positivo, anche grazie all’apporto dei servizi turistici. Ma anche durante il dibattito pre-elettorale non si è parlato affatto di servizi e di turismo, ma solo di manifattura, trascurando l’evidenza, non del tutto marginale, che i servizi costituiscono circa il 75% del valore aggiunto nazionale”. “L’anno prossimo, in assenza di una (improbabile) riforma della nostra organizzazione dello stato, del fisco e dell’economia in generale, il prodotto lordo tornerebbe a crescere soltanto poco più di un punto percentuale, una quantità insufficiente a fare recuperare al paese quanto perduto nel 2013. Con queste valutazioni, la perdita di consumi reali per abitante alla fine del 2014 rispetto al picco del 2007, sarebbe pari al 9,7%, equivalente a una riduzione, ai prezzi del 2012, di circa 1.700 euro pro capite”.