AMBULANTATO AL BIVIO
L’ambulantato italiano è al bivio. Le domande che si pongono sono due: è pronta la Categoria a valutare con lucidità un mondo commerciale che è già radicalmente cambiato? Ed in quale modo intende agire? A causa anche della crisi dei consumi che ha accelerato il fenomeno, le risposte possibili appaiono due, decisamente divergenti. La prima è reclamare un abbassamento od una sospensione dei costi di gestione, quali suolo pubblico, raccolta rifiuti, Inps, Dichiarazione dei redditi e Studi di Settore (cosa che realisticamente appare improbabile, in considerazione dei tagli di bilancio delle Pubbliche Amministrazioni). La seconda è invece incrementare le entrate. Guadagnare di più tuttavia non è cosa attuabile senza cambiamenti. Innanzitutto è indispensabile che ogni ambulante operi in un regime di concorrenza leale con i colleghi, affinché il mercato non sia “drogato” da un ribasso dei prezzi, che dequalifica il valore commerciale delle singole aree. Inoltre appare indispensabile adeguarsi alle esigenze dei consumatori: se la fascia di clienti dalla maggiore disponibilità economica non può frequentare i mercati alla mattina, è necessario rivedere gli orari e le modalità di vendita, avvalendosi anche delle nuove tecnologie. Infine ogni mercato dovrebbe diventare padrone del proprio futuro, potendo decidere di affidare autonomamente i servizi ad imprese terze poste in concorrenza circa la qualità ed i costi di svolgimento. Per quest’ultimo punto è però indispensabile ipotizzare una coesione di intenti degli operatori, che deleghino la tutela di promozione commerciale e degli interessi economici. Queste sono dunque le due strade che l’ambulantato può intraprendere: continuare ad avere una mentalità che di fatto estromette la Categoria dalle nuove logiche commerciali, e che quindi richiede assistenza continua, oppure compiere un salto di livello professionale, economico e culturale che renda l’ambulantato capace di rilanciarsi come mai prima e di diventare completamente consapevole di essere Impresa commerciale e non rifugio occupazionale.