Business Insider – Carlotta Scozzari

Nei primissimi giorni della quarantena, con le lunghe file fuori dai supermercati e dentro i carrelli pieni, nonostante gli ingressi contingentati, il settore della grande distribuzione alimentare è parso distinguersi tra quelli capaci di non perdere posizioni a causa della pandemia del Covid-19 da Sars-Cov-2. Addirittura, in uno di quei primi giorni concitati in cui c’era la corsa allo scaffale, c’è chi giura di avere sentito una persona alla cassa di un grande supermercato milanese affermare che si stava vendendo come nel periodo prima di Natale. Voci di corridoio a parte, di recente l’area studi Mediobanca ha analizzato l’impatto della pandemia del Covid-19 sul primo trimestre del 2020 per oltre 150 grandi multinazionali con fatturato annuale superiore a 3 miliardi di euro, confrontandoli con i numeri dei primi tre mesi del 2019. E per la Gdo è stato calcolato un balzo del 9,1% del fatturato nei primi tre mesi dell’anno.

Ciononostante, è impossibile pensare che la crisi economica e finanziaria causata dalla pandemia non abbia conseguenze per il settore della grande distribuzione. Lo dimostra Esselunga, il cui management – si legge nella relazione al bilancio del 2019, appena depositato – da una parte, ritiene che “allo stato attuale la situazione conseguente al diffondersi dell’epidemia non rappresenti un elemento impattante le valutazioni fatte sulla continuità aziendale, in virtù della situazione finanziaria e patrimoniale del gruppo”.

Dall’altro lato, però, “con riferimento agli impatti sui costi e ai flussi di cassa attesi, la società, ad oggi, non è in grado di determinare con attendibilità eventuali ripercussioni sui risultati 2020 o eventuali implicazioni per gli anni successivi, come non sono, allo stato attuale, valutabili gli eventuali effetti sulle iniziative di sviluppo e su fornitori o clienti derivanti dal rallentamento delle attività oltre che dall’attuale contesto macro-economico conseguente allo sviluppo della epidemia su scala internazionale”.

Insomma, le conseguenze della pandemia ci saranno eccome, anche per una big della grande distribuzione come la società fondata da Bernardo Caprotti. Al momento è tuttavia difficile quantificarle. Da ricordare che Esselunga aveva archiviato il 2019 con vendite complessive di poco superiori a 8,1 miliardi di euro e utili netti di quasi 259 milioni.

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Sempre per quel che riguarda gli effetti della pandemia, Esselunga segnala che, “con riferimento al personale della controllata Atlantic srl”, ossia l’insegna dei bar del gruppo, “sono state attivate le procedure sindacali propedeutiche alla richiesta dell’ammortizzatore sociale per far fronte all’emergenza epidemiologica da Covid-19 e relativamente al personale della controllata EsserBella spa”, cioè le profumerie, “è intenzione dell’azienda richiedere l’applicazione di un ammortizzatore sociale per far fronte alla citata emergenza”. In totale a fine 2019 il Gruppo Esselunga contava 24.332 dipendenti, in crescita del 3% sul 2018.