Business Insider

Marco Cimminella

Pagare le tasse per fornire un servizio pubblico efficiente alla collettività è un dovere civico. Ma sempre più spesso non basta la legge dello stato a imporlo, né il comune interesse della società a garantirlo. Un problema che diventa ancora più grave quando il debito pubblico è enorme, e le autorità finiscono per adottare misure impopolari che comportano un aumento delle tasse e un taglio della spesa. Per questo diversi governi in Europa (e nel resto del mondo) hanno dato sfogo alla loro creatività per combattere l’evasione fiscale. E, tra le misure adottate, hanno incoraggiato i consumatori a chiedere sempre una ricevuta quando acquistano un bene o un servizio. Dal Portogallo a Malta, fino alla Slovacchia, tanti paesi hanno introdotto la loro lotteria degli scontrini, alcuni con più successo di altri. E ora anche l’Italia ci prova, per trovare parte di quei 7,2 miliardi indicati nella nota di aggiornamento al Def come proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale.

Secondo alcune bozze, solo gli scontrini che superano il minimo di spesa di un euro danno diritto ai ticket per partecipare alla lotteria. Chi effettua i pagamenti con moneta elettronica avrà maggiori possibilità di vincere perché a parità di importo il sistema gli assegnerà un numero doppio di biglietti virtuali rispetto al pagamento in contanti. Ogni mese i premi saranno tre: il primo da 50 mila euro, il secondo da 30 mila e il terzo da 10 mila, con una maxi estrazione ogni anno di un milione di euro.

“È una misura potenzialmente molto utile, che chiude il cerchio con le riforme cominciate con la fatturazione elettronica. Ma ha dei suoi limiti”, spiega a Business Insider Italia Alessandro Santoro, professore di Scienza delle Finanze all’Università degli Studi di Milano Bicocca. “La lotteria è un incentivo in più a chiedere l’emissione degli scontrini elettronici, ma una volta che l’amministrazione finanziaria ha raccolto i dati deve poi usarli, incrociando per ogni singolo emittente i dati delle sue liquidazioni Iva, dichiarazioni dei redditi, acquisti, ecc. Se la massa di informazioni raccolte rimane inerte, difficilmente questa misura potrà avere un impatto”.

Lo strumento che il governo intende adottare, già introdotto con la legge di Bilancio 2017 dall’esecutivo Gentiloni ma mai entrato in vigore, necessita di un’amministrazione finanziaria in grado di analizzare la mole di informazione che si viene a creare con il previsto aumento degli scontrini emessi. “Bisogna affrontare e risolvere i nodi strutturali che limitano l’efficacia dell’Agenzia delle entrate“, continua il docente universitario. Che spiega: “Pensiamo alla fatturazione elettronica, ad oggi l’informazione è raccolta ma usata per pochissimi casi. L’agenzia registra le fatture ma poi la sua azione si ferma lì, perché per valutare i dati serve personale, con diverso tipo di formazione: oggi i funzionari hanno soprattutto un background giuridico, ma l’amministrazione ha bisogno di nuove competenze come informatici, analisti di dati e statistici, fondamentali per realizzare un’accurata analisi massiva e non dei casi individuali. Se tracciamo tanto, ma poi non seguiamo queste tracce, non andiamo da nessuna parte”, conclude.

Un altro possibile limite è la diversa valutazione dei benefici, che dipenderà anche dai premi messi in palio. “Bisognerà vedere quali sono le risorse effettive che saranno messe in campo. Somme limitate difficilmente faranno modificare il comportamento dei contribuenti”, sottolinea Mario Civetta, il presidente dell’ordine dei commercialisti di Roma. “Lo considero uno strumento in più per contrastare l’evasione fiscale, ma ho delle perplessità che possa essere poi determinante”, aggiunge l’esperto, che non esclude la possibilità che un venditore e un acquirente si mettano d’accordo per l’emissione di uno scontrino con un importo inferiore a quello effettivamente pagato. Ma ribadisce l’importanza di accompagnare questa misura con dei provvedimenti che favoriscano la tracciabilità dei pagamenti, limitando l’uso del contante per combattere con più determinazione l’evasione fiscale.

I risultati ottenuti in Europa.


Il governo giallo rosso non è il primo a porre l’enfasi sull’importanza di contrastare l’evasione fiscale. Basta guardare i numeri per capire il dramma italiano: solo nel 2017, le casse pubbliche hanno perso 33,5 miliardi di gettito Iva. Si tratta della cifra più alta in termini assoluti tra gli stati dell’Unione europea, che nel complesso ci rimette 137 miliardi. Come sottolinea la Commissione Ue, frodi, bancarotte, evasione, elusione, insolvenze finanziarie generano un divario tra il gettito atteso e l’importo che viene effettivamente riscosso. Una differenza che continua a essere considerevole, nonostante sia diminuita rispetto al 2016 di circa 8 miliardi.

Per ridurre la perdita dell’erario, uno dopo l’altro diversi paesi hanno lanciato delle particolari lotterie, dove lo scontrino è diventato un biglietto per vincere lauti premi. L’idea è quella di fornire un incentivo al consumatore per richiedere una ricevuta fiscale per le transazioni effettuate. Un sistema che permette allo stato di togliere il velo sulle cifre nascoste, a fronte di un costo comunque limitato per pagare le vincite dei cittadini.

Sul vecchio continente, il primo stato a lanciare questa iniziativa è stato Malta nel 1997. Qualche anno dopo, lo hanno fatto anche la Slovacchia, il Portogallo, la Romania. Ma queste esperienze si sono moltiplicate con alterne fortune anche fuori dall’Ue, come in Georgia e Brasile.

Malta
Il sistema adottato inizialmente a Malta era in parte elettronico e in parte prevedeva l’estrazione fisica dei biglietti. A partire dal 2000, gli organizzatori hanno preferito tenere un’estrazione ogni 15 del mese a cui era possibile partecipare con le ricevute fiscali del mese precedente: queste dovevano essere presentate entro il giorno 10 del mese per mail o consegnate a mano, e devono contenere sul retro nome, cognome e numero della carta d’identità del possessore per essere riconoscibili.

Il premio in denaro riconosciuto a seguito dell’estrazione era uguale a 100 volte il valore dello scontrino, con un limite minimo di 233 euro e un tetto massimo di 11.647 per ogni vincita. Il gioco proseguiva fino all’esaurimento del budget messo a disposizione e i risultati sono anche pubblicati online. Come sottolinea uno studio della Commissione europea, l’iniziativa è diventata subito molto popolare, con un crescente numero di scontrini presentati per partecipare alla lotteria: nel periodo di tempo considerato, si è passati dai 32,5 milioni del 2007 ai 35,7 del 2013. Tuttavia, si legge nel report, questi dati non bastano per valutare l’efficacia della misura nel breve e nel lungo periodo nonché l’applicabilità dello stesso sistema ad altri stati di maggiori dimensioni.

Slovacchia
L’introduzione di una lotteria degli scontrini in questo paese risale alla seconda metà del 2013. In seguito all’ingresso nell’Ue (avvenuto nel 2005), il divario fra il gettito Iva atteso e l’importo che poi veniva effettivamente riscosso era cresciuto sensibilmente: la decisione di contrastare l’evasione anche con questo strumento era figlia di tale contesto. Al di là del rafforzamento dei controlli fiscali, l’idea era quella di incoraggiare i cittadini a partecipare allo sforzo dello stato per contrastare l’evasione attraverso un meccanismo premiale.

Alla lotteria potevano partecipare tutti coloro che avevano uno scontrino che riportava una transazione uguale o superiore a un euro: la validità del biglietto si esauriva dopo due mesi. La registrazione degli scontrini, necessaria per la partecipazione alla riffa, poteva avvenire attraverso internet o anche con un messaggio del telefonino. I premi erano uguali per tutti, indipendentemente dalla cifra della transazione che aveva originato lo scontrino. Il gioco si articolava in diverse estrazioni, con vincite che variavano dai 100 ai 10 mila euro e comprendevano anche premi non in contanti, come le auto.

Anche in Slovacchia la lotteria degli scontrini ha riscosso successo tra il pubblico fin dalla prima estrazione, con 7 milioni di ricevute fiscali registrate per partecipare al concorso. Nel tempo, il numero di individui che ha preso parte al gioco è declinato, fino a diventare più stabile. Tuttavia, un report della Commissione Ue spiega che il sistema ha presentato anche dei limiti.

In primo luogo, il numero di scontrini presentato dal singolo individuo è aumentato. Tra loro, ci sono i “giocatori professionisti”, cioè coloro che passano molto tempo partecipando alle lotterie: questi utenti tendono a registrare più ricevute fiscali di quelle solitamente corrispondenti al potere d’acquisto medie delle famiglie. In altre parole, partecipano alla lotteria con scontrini di acquisti che non hanno realizzato loro.

Secondariamente, la maggior parte degli scontrini è stata emessa da esercenti del settore retail, soprattutto dalle grandi catene: realtà che in genere tendono sempre a registrare le transazioni effettuate indipendentemente dall’esistenza o meno della lotteria. Diversamente, il comparto più problematico, vale a dire quello dei servizi, è stato marginalmente toccato dagli effetti di questo strumento, visto che solo il 2 per cento dei biglietti è stato originato da questo tipo di attività.

In definitiva, secondo le valutazioni contenute nel report, l’impatto è stato piuttosto modesto, soprattutto se si compara con altri strumenti utili a contrastare l’evasione fiscale.

Portogallo
Molto più successo ha avuto la Fatura da sorte, la lotteria lanciata in Portogallo nel 2014: all’inizio, le estrazioni prevedevano auto esclusive come premi in palio; due anni dopo, queste sono state sostituite da titoli del Tesoro dal valore di 35 mila euro ogni settimana e di 50 mila euro due vole all’anno. Come ricordano i ricercatori Daniela C. Wilks, José Cruz e Pedro Sousa nel paper “Please give me an invoice”: VAT evasion and the Portuguese tax lottery, il numero di scontrini emessi è balzato del 36,3 per cento rispetto all’anno precedente e, un anno dopo, è cresciuto del 51,2 per cento. Inoltre, il “Vat-gap” vale a dire la differenza tra il gettito Iva atteso e quello effettivamente riscosso è passato dal 16 al 12 per cento tra il 2013 e il 2014: un cambiamento “attribuito alla lotteria e ai suoi benefici fiscali”, scrivono gli autori dello studio.

Tuttavia, questo strumento da solo non è sufficiente a risolvere il problema dell’evasione dell’Iva. Infatti, l’esperienza della lotteria ha mostrato che i cittadini sono più propensi a collaborare con le autorità nel contrastare i trasgressori se percepiscono una ricompensa, ma questa non può cambiare attitudini radicate. Secondo i ricercatori, infatti, promuovere un cambio culturale, che spinge le persone a richiedere lo scontrino per interesse sociale e non solo per utile personale, richiede molto più che un semplice premio.