Concentrati al cento per cento sulla Legge di Stabilita’ che sara’ ”basata su sviluppo e incentivi per lavoro e crescita” come ha garantito il premier Enrico Letta al presidente Ue Herman Van Rompuy, confermando l’impegno a ”evitare nuovo debito” e a tenere il deficit sotto la soglia del 3%. Nel mese che separa dal varo della ex finanziaria (va presentata entro meta’ ottobre), se le turbolenze della politica non prenderanno il sopravvento, il governo non vuole, e non puo’, permettersi altre ‘distrazioni’, tanto che, salvo ‘vere’ emergenze come l’ulteriore rinvio dell’aumento dell’Iva, l’ordine di scuderia e’ di non presentare altri decreti anche per non ‘intasare’ eccessivamente il lavoro del Parlamento, gia’ alle prese con la conversione del decreto sulla P.a., di quello sull’Imu e ora del testo approvato dal Cdm sulla scuola (oltre a quello contro la violenza sulle donne). Anche perche’ il ‘menu’ della legge di stabilita’ dovrebbe contenere anche le risorse per uno degli interventi piu’ richiesti, e piu’ ‘pesanti’ sul fronte coperture, cioe’ il taglio del costo del lavoro. Tutto l’esecutivo rema in questa direzione, come ha detto anche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni pur sottolineando le difficolta’ legate proprio alla scarsita’ di risorse. Ma lo stesso premier Letta ha di nuovo ‘benedetto’ il Patto di Genova tra le parti sociali e il titolare del Lavoro, Enrico Giovannini, ha ribadito che proprio con ”il ministero delle Finanze” si sta andando avanti con le simulazioni per capire ”gli effetti delle diverse misure”. Ancora nulla e’ deciso, insomma, mentre si attende anche il confronto con l’esecutivo chiesto a gran voce sia da Confindustria sia dai sindacati all’indomani del Patto: il governo dovrebbe convocare le parti” e non ”contraddirsi” in altre sedi, ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale ”le risorse si trovano” a partire da ”rendite e patrimoni”, usando il ”fisco come strumento di redistribuzione”. Intanto sul tavolo di Saccomanni stanno arrivando le proposte messe a punto dai vari ministeri (corredate dalle relative coperture) in vista della Legge di stabilita’ e ieri sono iniziate le riunioni al Tesoro per cercare di fare un quadro generale della situazione, con un occhio all’andamento del Pil e alla ‘ripresina’ che ormai tutti intravedono almeno per la fine dell’anno. Le risorse da mettere in fila per il prossimo anno, solo per gli interventi certi, gia’ sono ingenti (2 miliardi per coprire lo stop all’aumento dei ticket sanitari, altri 2 per ‘alleggerire’ la nuova Service Tax che pure dovrebbe essere definita con la Legge di Stabilita’, almeno 1 miliardo per introdurre la deducibilita’ dell’Imu sui beni strumentali delle imprese) senza contare le misure ‘onerose’ da mettere in campo da qui a fine anno, a partire dal miliardo che serve per sterilizzare ancora fino a fine anno l’aumento dal 21 al 22% dell’Iva.