“L’analisi dimostra sostanzialmente tre cose: tasse e spesa pubblica negli ultimi anni sono cresciute costantemente; dal 2011 al 2014 solo sugli immobili il prelievo è aumentato addirittura del 115%; nel triennio 2015-2018, per effetto delle clausole di salvaguardia e del meccanismo del reverse charge, c’è il rischio di un ulteriore aggravio di imposta di 72 miliardi”. E’ il commento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangelli, allo studio Confcommercio-Cer su pressione fiscale e spesa pubblica presentato nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la sede nazionale della Confederazione.
I dati, secondo Sangalli, dicono chiaramente che “il passaggio dalla recessione a una ripresa economica robusta è ancora molto incerto, impervio e tutto da costruire. Ci sono, tuttavia, i presupposti per una ripartenza dell’economia”.
Il presidente di Confcommercio allude ai “timidissimi segnali di risveglio dei consumi, al recupero della fiducia delle famiglie e della produzione industriale, all’aumento dell’occupazione. Segnali importanti che devono, però, essere accompagnati da un’accelerazione di quelle riforme economiche che possono far ripartire tuti i settori produttivi e tutti i territori. Ma è anche necessaria una profonda revisione del federalismo perché l’assenza di un efficace coordinamento tra diversi livelli di Governo comporta un incremento fuori controllo del carico fiscale complessivamente sopportato da famiglie e imprese”.
“In via prioritaria – ha concluso Sangalli – occorre dunque ridurre gli sprechi della spesa pubblica improduttiva e iniziare un percorso generalizzato e irreversibile di riduzione delle tasse su imprese e famiglie. In parole semplici, chiediamo al governo finalmente meno tasse, meno burocrazia e più consumi. E’ questa la direzione giusta per evitare che il 2015 sia solo un anno di passaggio dalla recessione alla stagnazione cronica della domanda interna”.